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IDENTIFICAZIONE DI UNA DONNA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 maggio 1983
 
di Michelangelo Antonioni, con Tomas Milian, Daniela Silverio, Christine Boisson, Lara Wendel, Veronica Lazar (Italia, 1982)
 
Decisamente, la carriera di colui al quale pochi rifiuterebbero la qualità di grande del cinema moderno non sarà stata delle più facili. Tutti ricordano ancora, a Cannes, i fischi che accolsero L'Avventura. E occorrerà attendere la magistrale coerenza delle opere che seguirono perché la critica divenisse unanime. Dopo Blow Up, opera comunemente accettata come di perfetta maturità, il registra ormai sessantenne trova la forza per imporre una nuova svolta alla propria tematica: ma né Zabriskie Point, né soprattutto quel capolavoro che risponde al nome di Professione reporter saranno riconosciuti come tali. Anzi, ad Antonioni si rimprovererà di non esprimere più in modo chiarissimo i suoi temi tradizionali. Ed ora che, dopo un silenzio scandaloso di una decina d'anni, interrotto soltanto dall'esperienza elettronica del Mistero di Oberwald, Antonioni ritorna ai tempi di L'Avventura, ecco una parte della critica e degli spettatori rimproverargli puntualmente di rispolverare tematiche e psicologie ormai superate nel tempo...

Identificazione di una donna propone il tema che, probabilmente non a caso, lo accomuna agli altri due film che una parte della critica ritiene le più importanti della passata stagione: Passione di Jean Luc Godard e, soprattutto, Lo stato delle cose, di Wim Wenders. L'impossibilità, per l'artista, d'esprimersi. Il dramma, per il creatore, di traslare la realtà. Non a caso, poiché questo senso della fine di un certo cinema (quello che conosciamo da sempre), della crisi del cineasta degli anni ottanta nei confronti di questa situazione, è sicuramente il fatto dominante di questi anni. E tre artisti, separati ognuno dall'altro di circa 20 anni, ma indubbiamente egualmente rappresentativi nella svolta del cinema moderno, non potevano non segnalarlo.

E vero che Identificazione di una donna propone i temi dell'Antonioni di L'Avventura e di Deserto rosso: sono quelli, arcinoti, dell'alienazione, della crisi della coppia, della difficoltà di comunicare, dell'usura dei sentimenti, della condizione femminile, in poche parole, della solitudine. Ed è vero che un'inchiesta psicologica come quella che il regista Thomas Milian (attore, in verità, di ben scarso potere di approfondimento) compie sulla bravissima Daniela Silverio e su Christine Boisson possono apparire come datate o ripetitive: in un contesto storico e sociale che, nel frattempo, ha compiuto una decisa evoluzione. Ma fino a che punto è legittimo rimproverare ad un autore (e proprio per quella nozione d'autore che a lungo si è invocata per riconoscere la genuinità della creazione cinematografica) di rispettare una costante nei suoi temi e nelle sue preoccupazioni?

Già ai tempi di La notte o de L'eclisse quei temi non erano certamente inediti, poiché i maestri dell'esistenzialismo erano già apparsi da tempo. Piuttosto, era il modo con il quale Antonioni li proponeva cinematograficamente a costituire l'interesse ed il merito di quelle opere. Ora, e in un momento nel quale il cinema attraversa senza dubbio uno sbandamento, è doveroso segnalare la straordinaria maestria con la quale il settantenne Antonioni mette in scena il suo ultimo film. Una maestria, una felicità d'invenzione nella scrittura, che non possono non suonare come una commovente lezione da parte di un cineasta assente da anni.

La vicenda di Identificazione, per datata che possa sembrare, gli attori di Identificazione, per modesti (alcuni) che possano apparire si muovono in una dimensione esemplare. Non tanto la celebre scena della nebbia (che, nella sua perfezione formale, mi è apparsa a dire il vero come la più ovvia simbolicamente ed espressivamente) quanto le sequenze d'interno costituiscono la fonte continua di una facilità e di una fertilità d'invenzione sbalorditiva. Valga per tutti l'esempio dell'uso delle scale, che trova il suo momento culminante nella scena esplicativa, un momento da antologia di sintesi espressiva.


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